Papa Leone XIV ha nominato oggi l’arcivescovo reggino, monsignor Santo Marcianò, vescovo della diocesi di Frosinone – Veroli – Ferentino e della diocesi di Anagni – Alatri, unendo le due diocesi in persona episcopi. La nomina di oggi arriva dopo gli anni spesi dall’arcivescovo Marcianò a servizio dell’Ordinariato Militare per l’Italia, incarico che ha ricoperto dal 2013 fino al compimento del 65° anno di età. Prenderà possesso delle diocesi domenica 7 settembre a Frosinone e la domenica successiva ad Anagni.
Una vita a servizio della Chiesa e del prossimo
Monsignor Marcianò, per tutti “don Santo”, è nato a Reggio Calabria il 10 aprile 1960, ed ha iniziato il cammino episcopale a soli 46 anni, quando papa Benedetto XVI lo nominò arcivescovo di Rossano-Cariati il 6 maggio 2006. È stato ordinato vescovo il 21 giugno 2006 nella Cattedrale di Reggio Calabria dall’arcivescovo Vittorio Luigi Mondello che proprio quel giorno festeggiava l’anniversario dell’ordinazione sacerdotale.
La visione profetica dell’arcivescovo Mondello
L’arcivescovo Vittorio Mondello, nel salutare la partenza di don Santo, disse: «Questa perdita è un’offerta, un sacrificio che il Signore compenserà con una pioggia di grazie per la nostra comunità». A sua volta, Marcianò concluse la cerimonia con queste parole: «Magnificat anima mea Dominum», promettendo la dedizione di tutta la sua vita e chiedendo il sostegno della comunità di Rossano-Cariati.
Nell’intervista rilasciata al direttore di Avvenire di Calabria, Davide Imeneo, in occasione dei 15 anni di episcopato, monsignor Marcianò ha ripercorso con gratitudine il suo ministero e le radici reggine che lo hanno formato: «Sento la fierezza e la responsabilità di essere figlio della Chiesa di Reggio, che mi ha dato il Battesimo e mi ha accompagnato alla pienezza del sacerdozio. Sento in me l’esperienza del laicato, del mondo giovanile.
Porto in cuore l’impronta dei presbiteri della nostra Chiesa e dei vescovi che l’hanno servita. Alcuni sono stati luminosi esempi, ai quali attingo ancora oggi: monsignor Sorrentino, che mi ha ordinato presbitero; monsignor Nunnari, con il quale ho avuto il dono di collaborare in parrocchia; e monsignor Mondello, alla cui guida il mio sacerdozio è cresciuto e che, con la fiducia paterna per la quale gli sono infinitamente grato, ha curato e consacrato il mio episcopato».
L’attenzione ai giovani presbiteri
Parlando del suo ministero come Ordinario Militare, ha spiegato: «Anche come vescovo dei militari italiani, ho da subito sentito che il mio primo compito era quello di avere a cuore i sacerdoti. Ma, in una diocesi come la nostra, tutto è più complesso: l’Ordinariato Militare si estende su tutto il territorio nazionale e nei Paesi in cui i nostri militari operano in missioni di pace. Ho compreso che fosse necessario essere “in uscita”, per raggiungere i militari, le loro famiglie e i cappellani militari là dove essi vivono e operano».
E ai giovani preti ha lasciato un consiglio prezioso: «A loro dico, soprattutto, di pregare senza stancarsi, di celebrare l’Eucaristia senza saltare nemmeno un giorno; perché un prete rischia di farsi sopraffare dalla noia e voler “possedere” la preghiera, possedere l’Eucaristia, senza lasciare che sia Essa a guidarlo e, in Essa, la profondità del rapporto con il Signore».
Proprio nel messaggio alla comunità in occasione della nomina a vescovo il 6 maggio 2006 scriveva a proposito delle vocazioni e dei giovani: «Gli anni vissuti come Rettore del Seminario Arcivescovile “Pio XI” di Reggio Calabria mi hanno portato ad amare sempre più profondamente la vocazione sacerdotale ed a contemplarne il mistero. In questo momento il mio ricordo commosso va a quella Comunità che ho servito, a tutta la diocesi di Reggio che mi ha generato nella fede, e soprattutto al nostro amato pastore l’Arcivescovo mons. Vittorio Mondello, che ringrazio dal profondo del cuore per quanto in questi anni mi ha insegnato e donato. Ma il mio pensiero va anche a voi, miei seminaristi di Rossano-Cariati che preparate il vostro “sì” a Dio, gioia che nessuno può togliervi».
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