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Cognata, 140 anni dalla nascita del vescovo mite che scelse gli ultimi tra i sentieri della Bovesìa

È ancora viva la memoria dell’indimenticato vescovo di Bova, mons. Giuseppe Cognata: oggi ricorrono 140 anni dalla sua nascita ad Agrigento (14 ottobre 1885). Fondatore delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore, il suo nome resta legato a una pastorale instancabile, a una dura prova di calunnie e a un cammino di riscatto che continua nella Causa di beatificazione.

Radici e vocazione: lo stile salesiano di un intelletto col Vangelo in mano

Cresciuto in Sicilia, il giovane Cognata manifestò presto doti umane e intellettuali notevoli. Dodicenne, entra nel collegio salesiano “San Basilio” di Randazzo; poi la professione perpetua (5 maggio 1908) e l’ordinazione sacerdotale (29 agosto 1909). Ottiene la doppia laurea in Lettere e in Filosofia e inizia un ministero tra scuola e oratorio: professore, assistente, poi direttore di opere a Trapani, Randazzo, Gualdo Tadino e, infine, al “Sacro Cuore” di Roma. La passione educativa rimarrà la sua prima lingua pastorale.

“Caritas Christi urget nos”: un pastore per i paesi dei crinali

Il 16 marzo 1933 Pio XI lo nomina vescovo di Bova; il 23 aprile riceve la consacrazione episcopale nella basilica del Sacro Cuore a Roma. Scelto il motto paolino «Caritas Christi urget nos», attraversa mulattiere e sentieri della Bovesìa per raggiungere borghi minuscoli e famiglie disseminate sui crinali, portando sacramenti, ascolto e consolazione. È la grammatica essenziale del suo episcopato: prossimità, piccolezza evangelica, visite senza orario.

L’intuizione che diventa famiglia: le Salesiane Oblate del Sacro Cuore

Per sostenere la pastorale nei luoghi più poveri e remoti, Cognata raduna giovani donne “pronte a tutto” per il Vangelo: l’8 dicembre 1933 nasce a Bova Marina la Congregazione delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore (SOSC). Una comunità femminile con anima missionaria locale: catechesi, visita alle famiglie, cura dei piccoli centri, promozione umana. L’Istituto crescerà in Calabria, Sicilia e Lazio fino al Decreto di lode della Santa Sede (29 gennaio 1972), che lo riconosce come istituto di diritto pontificio.

La “notte” del 1939: accuse false e un silenzio fecondo. Poi il riscatto

Nel 1939 si scatena la bufera: accuse infondate, un processo al Sant’Uffizio, la destituzione dalla dignità episcopale (decreto del 20 dicembre 1939). Cognata accetta in obbedienza e si ritira nel Nord Italia tra comunità salesiane, vivendo per decenni nella piccolezza: confessionale, direzione spirituale, preghiera nascosta. La storia mostrerà l’inconsistenza delle calunnie, ma intanto il seme marcisce nella terra.

A Pasqua 1962 san Giovanni XXIII lo reintegra nell’episcopato; Paolo VI lo chiama a partecipare alle sessioni del Concilio Vaticano II e, il 6 agosto 1963, lo nomina vescovo titolare di Farsalo. Sono anni sobri e intensi: la mitezza di chi ha sofferto diventa magistero di speranza e di misura evangelica.

Pellaro: il “Nunc dimittis” di un padre e il processo di Beatificazione

Dopo la gioia del Decreto di lode alla famiglia religiosa da lui generata, mons. Cognata muore a Pellaro (Reggio Calabria) il 22 luglio 1972, proprio dove erano iniziate le prime esperienze missionarie delle Oblate. Le spoglie riposano presso la Casa Generalizia a Tivoli: lì, da decenni, la gratitudine delle sue figlie e di tanti fedeli sosta in preghiera.

Il 15 aprile 2020 si apre ufficialmente la Causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio mons. Giuseppe Cognata. L’Inchiesta diocesana si conclude il 1° ottobre 2022; l’11 gennaio 2023 il Dicastero delle Cause dei Santi ne dichiara la validità giuridica. In fase romana, la Postulazione lavora alla Positio sulla vita e le virtù. È un cammino che cresce nella preghiera del Popolo di Dio e nella memoria di chi lo ha conosciuto come padre mite e coraggioso.

Il “grazie” della Chiesa reggina e il ruolo dei laici

Tra coloro che hanno sostenuto il cammino verso la verità e la santità, la memoria ecclesiale ricorda il giudice reggino Giuseppe Viola, il cui impegno giuridico e culturale ha contribuito alla revisione storica e al rilancio della Causa; un tributo espresso pubblicamente all’atto della chiusura dell’inchiesta diocesana. È un segno non secondario: nella santità di un vescovo, il laicato competente offre un servizio prezioso al bene della Chiesa.

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