Il termometro della fede è il perdono

Il commento al Vangelo della Domenica a cura di Monsignor Giacomo D'Anna

Il vangelo di questa domenica ci parla di perdono, tema inserito nel discorso ecclesiologico di Matteo, quasi a sottolineare che “in un mondo lacerato da lotte e discordie la Chiesa deve risplendere come segno d’unita e strumento di pace”. È forte la fatica di perdonare, eppure non è esagerato dire che sta proprio qui il termometro della vera fede in Dio.

A smuovere le acque sull’argomento è sempre l’esuberante Pietro, che chiede il numero massimo delle volte di un possibile perdono, e credendo di fare l’eroe arriva ad azzardare un numero: “fino a sette volte?”. Gesù senza esitazione risponde: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”, esprimendo così la necessità di perdonare sempre. Per farci comprendere l’importanza del perdono cristiano, il Maestro ci narra la parabola del re misericordioso e del servo spietato. Essa ci colpisce innanzitutto per la magnanimità del re, che è disposto a condonare un debito di inestimabile valore: diecimila talenti corrispondono oggi al bilancio di una nazione, una cifra incalcolabile rispetto ai cento denari. La differenza abissale posta dal vangelo è chiara: davanti a Dio tutti siamo debitori, non di cose di poco conto, ma di un debito enorme di mancanze d’amore verso Lui e verso il prossimo.

Eppure anche noi, pur sapendoci amati e perdonati da Dio, siamo spietati nei confronti dei nostri fratelli i quali, sebbene debitori nei nostri confronti, non potranno mai raggiungere il debito che noi abbiamo verso il buon Dio. Mi piace il ritorno del termine “debito” più volte usato e che non può non richiamare alla nostra mente l’altra nota espressione “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Non è un caso che Gesù, insegnandoci la preghiera del Padre nostro, abbiamo usato proprio i termini debiti e debitori e non peccato e peccatori.

È importante il richiamo a quell’“anche” nella recente revisione del testo liturgico della suddetta preghiera, nella certezza che non si può chiedere il perdono di Dio se non si è disposti a perdonare i fratelli. Una domanda nasce comunque spontanea: è possibile perdonare come ci perdona Dio? La risposta dovrebbe essere immediata per tutti: certo! Ma affinchè questo avvenga è necessario che noi chiamati al perdono ci riconosciamo i primi bisognosi di misericordia. Se oggi molti cristiani non sanno perdonare è perché non sentono il bisogno di essere perdonati, da qui anche la crisi del sacramento della Confessione. Mi piace concludere con una bella riflessione/preghiera di una celebre teologa, Adriana Zarri: “Il perdono è un mistero gaudioso. Dacci Signore di comprendere la dolcezza e la gioia di venire perdonati da te… Tu ci hai promesso di toglierci dal petto un duro cuore di pietra e di porre, al suo posto, un cuore di carne, capace di amare e perdonare”. Così speriamo e così sia.

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