Annunciazione, Maria e il «Sì» che ridisegna la storia dell’umanità

È la festa dell’Annunciazione. Tutta la vita cristiana è centrata su questo mistero, nel senso che deve essere l’attualizzazione, oggi, del “sì” di Maria che ha attratto Dio nel mondo. Lo hanno compreso anche tanti pittori, scrittori e poeti, affascinati dall’incontro del messaggero celeste con l’umile fanciulla di Nazareth.

Già nell’Antico Testamento Dio si era rivolto a coppie di anziani (due fra tutte: Abramo e Sara, Zaccaria ed Elisabetta) donando loro, miracolosamente, un figlio, un futuro. Ora, nella “pienezza dei tempi”, Dio si rivolge ad una “vergine” e le si dona facendosi Figlio. E il Figlio di Dio è il futuro assoluto della storia che supera infinitamente ogni attesa dell’uomo.

La verginità di Maria ci ricorda che ciò che nasce da lei è puro dono di Dio, grazia senza fine e inaudita. La verginità di Maria è anche simbolo della miseria radicale della creatura: solo questa povertà è capace di contenere l’assoluto di Dio. È l’espressione della sua fede. E quando la grazia incontra la fede, si rinnova il miracolo dell’incarnazione e Dio torna nelle vicende della storia umana.

Se il primato è e resta di Dio, la risposta della creatura è pur sempre indispensabile alla realizzazione del disegno. Nel dialogo d’amore, al sì di Dio risponde il sì di Maria e, in lei e come lei, il sì di ogni uomo e ogni donna della storia.

Il racconto dell’annunciazione, con la presenza tenera e leggera del messaggero divino - l’arcangelo - ci convince che tutta la vita cristiana è centrata su questo mistero perché anche oggi va rivissuto l’atteggiamento di Maria la quale, col suo “sì”, ha attratto Dio nel mondo. I Padri della Chiesa, addirittura, compresero che tutta la creazione aveva per fine l’ascolto di quel “sì” che accolse il Verbo di Dio e lo generò alla vita umana. Dopo infiniti drammi, secondo l’immagine dello sposalizio - così cara al libro biblico - finalmente lo sposo (Dio) trova in Maria la sposa del suo cuore ed è abbracciato da chi egli ama.

Il Vangelo apre e chiude con l’angelo: giunto da Dio, riparte da Maria. Che lo Spirito ci dia occhi per vedere e orecchie per sentire queste presenze di Dio nella vita di ogni giorno. Che ad ogni grido di uomo un angelo possa portare il soccorso e la consolazione della presenza di Dio che ci dice: «Eccomi!». E che ad ogni invito di Dio un angelo possa riportargli la nostra risposta, umile e sincera, come quella della Madre immacolata, Madre di Dio e madre nostra: «Eccomi!».

Un capolavoro conosciutissimo dell’arte cristiana è senza dubbio l’Annunciazione del Beato Angelico. Due soli i personaggi: l’angelo Gabriele e Maria; in scala diversa rispetto all’architettura, più alti delle colonne; Maria addirittura altissima, senza proporzioni nei confronti dello stesso angelo, per indicare la sua eccelsa dignità di Madre di Dio.

La Vergine siede su uno sgabello, vestita di una tunica dello stesso colore dell’architettura e di un manto azzurro, bordato d’oro e foderato di verde. Mentre continua a fissare l’angelo, Maria si inchina, per obbedire alla volontà di Dio, e porta le mani al petto, per accogliere trepidante il Verbo che si fa carne.

Gabriele, di profilo, si piega davanti a lei per renderle omaggio. Ha la freschezza di un giovinetto. La sua tunica è ricamata e bordata d’oro. Le sue ali sono variopinte e iridescenti, di ocra gialla e rossa e di terra verde. L’intento dell’artista è suggerire l’invito a imitare Maria, ad accogliere e a far crescere la presenza di Cristo in noi, ascoltando e mettendo in pratica la parola di Dio.

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