Sostegno al Seminario, successo al Cilea per la commedia “I cari parenti” della Compagnia Giangurgolo

Un gremito Teatro “Cilea” di Reggio Calabria restituisce alla letteratura calabrese una nuova cifra identitaria. Tutto nasce dall’idea del noto regista ed operatore culturale Oreste Arconte che è riuscito ad organizzare coinvolgendo il mondo dell’associazionismo e attori per “amore e per passione”, una serata di beneficenza per il Seminario Pio XI di Reggio Calabria unendo così il Club Serra reggino in collaborazione del Lions Club “Fata Morgana” di Villa San Giovanni e l’Associazione Culturale “Le Muse”- Laboratorio delle Arti e delle Lettere.

Il Club Serra International Italia è un’associazione laica cattolica che si propone la diffusione della cultura cristiana e si impegna a promuovere nella società civile una cultura favorevole alle vocazioni, al sacerdozio ed alla vita consacrata. Il Club Serra di Reggio Calabria, fondato da mons. Vittorio Mondello e dal compianto Notaio Gregorio Gangemi, a ottobre prossimo compie 20 anni e come sua sede operativa è il Seminario Pio XI di Reggio Calabria.

Da questo rapporto nasce l’idea di proporre una messa in scena affinchè si possano raccogliere aiuti attivi e fattivi per le attività del Seminario così come ha ricordato il rettore don Nino Pangallo: una occasione per aiutare i 21 giovani che si stanno formando, creando un supporto alla bella esperienza educativa che svolge appunto questo centro importante per la Chiesa.

Giuseppe Livoti presentando la serata ha fatto memoria che la commedia rappresentata “I Cari parenti”, è stata ridotta da Oreste Arconte dall’omonimo romanzo di Saverio Strati, l’ultimo romanzo di Strati pubblicato dalla Mondadori nel 1987. Un omaggio ed il ricordo della grande figura del più grande narratore italiano del ‘900. Arconte ha al suo attivo su Saverio Strati avendo avuto con lui un rapporto privilegiato per il teatro dalle novelle ‘U Cesthru” (La Silvaggina), ‘A morti ra ngura” (Paesani in città), “La camicia dell’uomo felice”, “Il Natale dei Poveri”, “U mulu è menu testa i sceccu” (Per la giumenta), “I Polifroni – storia di una ricca famiglia reggina” (tratta dal romanzo “La Conca degli Aranci).

La Compagnia “La Bottega Teatrale di Giangurgolo” ha realizzato una messa in scena suddivisa in due atti con momenti di tensione emotiva, umana ed al tempo stesso riflessioni che possono essere ancora attuali nella nostra contemporaneità. La commedia esprime un genere “amaro” e descrive la situazione di una ristretta famiglia composta da padre, don Antonio (Antonio Scorziello), la figlia, Mariarosa (Catarina Anamiati), e Teresa (Gisella Rescigno) con il marito Nino (Elpidio Di Vaio).

Una storia che fa meditare profondamente su come viene intesa la politica locale basata soprattutto sulla clientela sfruttando il bisogno della gente a causa dell’atavica assenza di lavoro. Ma anche su quella della donna irrealizzata perché oppressa dalle sue mancate scelte. Gli altri interpreti che hanno dato il meglio di se sono: Tina Calabrò (Isabella), Anita Scordo (Donna Agatina), Antonio Benestare (P. Guadagnu) e Antonio Buffon. (Gimì).

Tra le presenze di rilievo a questa prima teatrale, la nipote di Saverio Strati Palma Comandè, continuatrice del percorso letterario dello zio. La nota intellettuale calabrese ha espresso parole di grande compiacimento nei confronti di Arconte che consegna a Strati la sua dignità riportando in un teatro istituzionale come il Cilea un autore calabrese.

Il presidente del Lions Club “Fata Morgana” di Villa San Giovanni, dottor Mimmo Praticò ai saluti finali ha ribadito il ruolo delle associazioni utili e necessarie alla promozione di centri di formazione come il Seminario mentre per il presidente Muse professor Giuseppe Livoti, la messa in scena, pone la questione di un ritorno di autori del Sud nella storia della letteratura e dunque non si può non essere che orgogliosi dell’operato di Arconte.

 A fine spettacolo lo stesso regista ha augurato il recupero di uno spazio scenico importante come il Teatro di Gallico cantiere abbandonato da 4 anni e forse dimenticato dalla collettività.

(O.A.)

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