Il Battesimo di Gesù, la prova luminosa di un Dio infinitamente buono

Il commento al Vangelo della Domenica a cura di monsignor Giacomo D'Anna

La festa del Battesimo del Signore conclude il tempo liturgico del Natale, ed è proprio nella contemplazione del mistero dell’Incarnazione che possiamo comprendere il valore spirituale del Battesimo, porta d’accesso alla vita cristiana. Il Vangelo di Matteo che oggi leggiamo ci racconta l’interessante scena avvenuta sulle rive del fiume Giordano, con la ferma volontà del Signore di farsi battezzare da Giovanni. La prima domanda che sorge spontanea è: ma che bisogno aveva Gesù, il Figlio di Dio, Colui che non aveva peccato, di ricevere un battesimo di purificazione e di conversione?

La risposta sta proprio nel mistero dell’Incarnazione: Dio manda il suo Figlio nel mondo, in tutto uguale agli uomini, rivelando così il suo infinito amore per tutta l’umanità, profondamente segnata dal male e dal peccato. Un ineguagliabile e irripetibile segno dell’infinita misericordia divina che lo porta a farsi pienamente solidare con gli uomini, manifestando così la sua giustizia. Questa grande verità viene confermata da una parola molto significativa del Vangelo pronunciata dallo stesso Gesù davanti a Giovanni, il quale cerca di opporsi a quel particolare battesimo: “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. C’è qui tutta una luce nuova, tutto un significato specifico sul termine “giustizia”, da non intendere più semplicemente come “un dare ad ognuno il suo”, secondo i propri meriti e magari punire secondo i propri errori, ma con la venuta di Cristo come essenzialmente misericordia infinita, “amore che salva”.
Segue nel Vangelo di Matteo la cosiddetta teofania, manifestazione di Dio: “Si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: questi è il Figlio mio”. C’è qui, oltre ai segni eclatanti che dicono la potenza dell’Altissimo, la rivelazione della SS. Trinità, ossia l’amore di un Dio che è relazione, comunione del Padre “amante” e del Figlio “amato”, uniti dallo Spirito Santo, vero e ineguagliabile “amore”. E qui sta la bellezza del nostro essere battezzati, nell’essere inseriti a pieno titolo in questo mistero di amore, sicché anche noi possiamo godere di un Dio, che è nostro Padre, di un fratello, Gesù Cristo, nostro unico Salvatore, e di una ineguagliabile forza, lo Spirito Santo. In questo immenso amore del “tre volte Santo” noi nasciamo, viviamo ed esistiamo. Davvero oggi diciamo grazie per il dono inestimabile del nostro battesimo, ma soprattutto impegniamoci a vivere nella libertà dei veri figli di Dio e nella responsabilità di cristiani adulti nella fede, che fanno dell’amore/comunione l’impegno essenziale di tutto il loro essere e la testimonianza più credibile di tutto il loro agire.
Se il Natale è la dimostrazione concreta dell’amore misericordioso del nostro Dio che si fa uomo per la nostra salvezza, la festa del battesimo di Gesù è la prova luminosa di un Dio infinitamente buono e pietoso con tutti gli uomini. Se con la nascita del Signore abbiamo visto la gloria di Dio che si fa solidale con la natura umana, il suo battesimo esprime chiaramente che ogni barriera tra cielo e terra, tra sacro e profano, tra giusto e peccatore è stata abbattuta. Ecco perché non c’è spazio nella vita dei veri figli di Dio, negli autentici discepoli di Cristo per alcuna forma di superbia e di orgoglio, di arroganza e prepotenza, ma solo per sentimenti di umiltà e di condivisione, di solidarietà e di fraternità, ed è per questo che oggi la liturgia ci fa pregare il Padre, che “nel battesimo del suo amato Figlio ha manifestato la sua bontà per gli uomini”, di concedere “a coloro che sono stati rigenerati nell’acqua e nello Spirito di vivere con pietà e giustizia in questo mondo”. Pietà e giustizia non sono tanto gli attributi di un Dio forte e potente, ma i segni del volto del nostro Dio il quale, proprio perché Padre, è infinitamente paziente e misericordioso con tutti.

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