Il seminario “Il restauro: dal marmo al digitale” ha illustrato il restauro delle tre opere a cura di Giuseppe Mantella, con il coinvolgimento del Dipartimento PAU (laboratori Summa e cross) dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, per attività di analisi e ricerca (rilievi fotogrammetrici e restituzione 3D delle opere, mappature e indagini tematiche a supporto di analisi non distruttive), secondo il protocollo sottoscritto tra le parti. Moderati da Lucia Lojacono, direttrice del Museo diocesano, i lavori sono stati introdotti dai saluti di don Mimmo Rodà, direttore dell’Ufficio Beni Culturali diocesano, e del professor Tommaso Manfredi, direttore del Dipartimento PAU: quest’ultimo ha evidenziato le straordinarie occasioni che dal pur difficile momento attuale potranno scaturire, anche sul piano economico, per chi saprà valorizzarne i caratteri di novità ed innovazione e di accogliere istanze di condivisione e sinergia tra gli enti e le istituzioni. Manfredi ha poi introdotto il Protocollo d’intesa sottoscritto tra Museo Diocesano e Dipartimento PAU nel maggio scorso e finalizzato allo sviluppo di attività di formazione nell’ambito dei percorsi formativi erogati dal PAU e allo sviluppo di attività di analisi, documentazione, ricerca, progettazione, design, valorizzazione, promozione e comunicazione del patrimonio culturale.
Il seminario è stato promosso in collaborazione con il FAI Delegazione di Reggio Calabria: l’architetto Rocco Gangemi, capo delegazione, ha sottolineato le grandi potenzialità del sistema museale calabrese, per il quale urge un’azione politica che crei una rete di iniziative culturali di ampio respiro, a partire dalle istituzioni più direttamente preposte alla valorizzazione del comparto, ma col fondamentale contributo del volontariato culturale di qualità.
Soffermandosi sugli aspetti tecnici del seminario “Il restauro: dal marmo al digitale”, La direttrice Lucia Lojacono ha illustrato le tre statue esposte in Mostra, soffermandosi su arte e storia di ciascuna: il busto della Madonna con Bambino (ultimo quarto sec. XV) proveniente dalla chiesa di Santa Maria Lauretana di Ortì Inferiore, il San Basilio (Giambattista e Giandomenico Mazzolo, 1533-1535) dell’antica città di Sant’Agata e la Madonna con Bambino (Rinaldo Bonanno, 1587) di Vito Inferiore. Il professor Nino Sulfaro, ricercatore e docente di Restauro architettonico presso il PAU, ha evidenziato come alle università spetti il compito di ripensare radicalmente i percorsi di formazione dei futuri operatori nel campo del patrimonio culturale (architetti, designer, archeologi, storici dell’arte), superando l’antinomia tra passato e presente, per affermare il valore della memoria come fattore di sviluppo culturale. In questa prospettiva, ha proseguito Sulfaro, «le attività di supporto al restauro delle opere in mostra al Museo diocesano, curate dal Dipartimento PAU, rappresentano una straordinaria occasione di collaborazione sinergica tra le parti coinvolte: in particolare, esse consistono nel rilievo fotogrammetrico 3D e restituzione 2D/3D delle opere e in eventuali mappature e indagini tematiche a supporto di analisi non distruttive, indagini preliminari all’intervento di restauro ed eventuali simulazioni digitali di ipotesi integrative e ricostruttive delle opere».
Il professor Franco Prampolini, associato (settore scientifico disciplinare Disegno) presso il PAU, ha presentato, in collaborazione con il PhD Antonio Gambino, la produzione dei modelli digitali 3D ad altissima risoluzione delle tre statue, conclusa a cura del Laboratorio SuMMA del PAU. Con una dimostrazione in diretta attraverso i software dedicati sono state illustrate le potenzialità che tali modelli digitali esprimono, ai fini della condivisione degli studi specialistici e della diffusione della conoscenza del patrimonio, in particolare nel tempo presente, segnato dalla pandemia che rende gli spostamenti così difficili. Nell’introdurre la fase più propriamente tecnica, il professor Prampolini si è soffermato sulle ragioni che stanno alla base della realizzazione di modelli così dettagliati, con precisioni sub-millimetriche e un’altissima coerenza cromatica: non si tratta di un semplice sfoggio tecnologico, ma del «preciso dovere, in quanto studiosi, di contribuire al meglio alla documentazione e alla trasmissione della memoria del patrimonio culturale, di ‘valori di civiltà’ che ne rappresentano l’essenza stessa». Il numeroso pubblico presente ha poi avuto la possibilità di ‘esplorare’ digitalmente le sculture, soffermandosi di volta in volta sui dettagli minimi o godendone vedute d’insieme da punti di vista inusuali, ad esempio dall’alto.
L’intervento del restauratore Giuseppe Mantella, direttore della Cittadella episcopale di Gerace, ha chiuso l’incontro. Mantella ha sottolineato la straordinarietà del Progetto “L’arte racconta” che ha visto porre in essere in un tempo breve, all’insegna della “condivisione”, un’efficace sinergia tra enti e istituzioni. Ha poi proseguito evidenziando il rilevante contributo che le discipline diagnostiche offrono alla conoscenza dell’opera d’arte, proprio attraverso la digitalizzazione, e richiamato l’attenzione che deve porsi, nel caso dell’arte sacra, al valore devozionale delle opere, parte viva di un culto che accende la comunità da secoli: da qui il dovere di condividere e illustrare gli esiti dei restauri non solo con la comunità scientifica, ma anche e soprattutto con le comunità di appartenenza delle opere, con i territori.
Il seminario, che ha registrato una straordinaria partecipazione di pubblico, pur nelle restrizioni dovuto alla pandemia, è tra gli eventi previsti nel ricco cartellone di iniziative del Museo diocesano: in particolare, la Mostra “Icone del Rinascimento” e il cantiere di restauro del San Basilio di Cataforio saranno visitabili fino al 17 agosto.